Tra Calusco d’Adda e Doha. Il filo rosso che unisce «équipe», famiglie e soldi- Corriere.it

Tra Calusco d’Adda e Doha. Il filo rosso che unisce «équipe», famiglie e soldi- Corriere.it

Author: Giusy Fasano
Data : 2022-12-28 06:44:21
Dominio: www.corriere.it
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di Giusy Fasano

I venti giorni dell’inchiesta che ha terremotato l’Europarlamento. Una storia di famiglie precipitate nel burrone, che fa ombra alle istituzioni, che chiama in causa servizi segreti e diritti umani, mondiali di calcio e Ong

Nelle sue carte la procura federale di Bruxelles la chiama «équipe». Nel senso di «cricca». «Equipe Panzeri-Giorgi-Cozzolino», dice una delle pagine iniziali dell’inchiesta. Lo scandalo doveva ancora scoppiare ma le indagini avevano già tracciato la via da percorrere: la stessa dei tre uomini-chiave.

L’«équipe».
Questa è una storia di famiglie precipitate tutte assieme nel burrone, una storia che fa ombra al Parlamento europeo, che chiama in causa servizi segreti e diritti umani, mondiali di calcio e Ong… E in mezzo a tante cose dette, semi-dette, smentite e (poche) confermate, è evidente che il cosiddetto Qatargate è destinato ad andare ben oltre ciò che abbiamo saputo fin qui.

Partiamo dal 9 dicembre.
È il giorno nero di Antonio Panzeri, 67 anni, un uomo che ha fatto prima la storia della Cgil e poi un’esperienza da europarlamentare nelle file del Partito democratico per passare infine ad Articolo 1. Dal 2019 il lavoro di Panzeri è la presidenza di Fight impunity, Ong (sede a Bruxelles) attiva sul fronte dei diritti umani e che lui stesso ha fondato. Ma il 9 dicembre tutto si interrompe. Lui finisce in carcere con l’accusa di associazione criminale (la nostra associazione per delinquere), corruzione e riciclaggio.

Una storia di famiglie, dicevamo.

Assieme a lui l’inchiesta della procura di Bruxelles travolge anche sua moglie, Maria Dolores Colleoni, sua coetanea, e sua figlia Silvia, 34 anni, avvocatessa con studio a Milano. dimora Panzeri è a Calusco D’Adda (Bergamo) ed è lì che la notizia del suo arresto (a Bruxelles) arriva assieme alla richiesta della stessa misura — e stessi reati — per le due donne.

Per capire tutto, però, serve un passo indietro.

Torniamo alla primavera del 2021 a un racconto che ha molti punti oscuri. Si narra che servizi segreti del Belgio abbiano ricevuto una segnalazione dai colleghi di un Paese imprecisato (forse gli Emirati) per un caso di «sicurezza nazionale». La minaccia: interferenza di un Paese straniero sui processi decisionali del Parlamento europeo. I belgi ricevono indicazioni su un centro culturale sospetto che ha collegamenti con l’ambasciatore marocchino in Polonia, Abderrahim Atmoun, il quale a sua volta ha contatti con Panzeri e la sua famiglia. Un nome tira l’altro. Panzeri ha un uomo-ombra che lo segue in ogni attività e in ognidove: è il suo ex assistente di quand’era parlamentare, Francesco Giorgi, milanese e compagno di Eva Kaili, giornalista greca che ha scalato la vicepresidenza del Parlamento europeo per i socialisti del Pasok e che è madre di una bambina di 22 mesi (figlia di Giorgi).

Nell’annotare nomi su nomi, i servizi incappano anche in quello di Andrea Cozzolino, deputato europeo del Pd che ha voluto come assistente proprio Francesco Giorgi dopo l’addio di Panzeri al Parlamento di Bruxelles. L’inchiesta dell’intelligence approfondisce il caso: si decide una «visita» a dimora Panzeri (a Bruxelles) mentre lui è in vacanza. E gli 007 scoprono borse con 700 mila euro in contanti. Fotografano, imbottiscono l’appartamento di microspie e se ne vanno.

Tempo qualche settimana e la «sicurezza nazionale» diventa un più banale — diciamo così — caso di corruzione. Così le informazioni passano nelle mani della procura ordinaria e i magistrati scoprono in breve tempo un’«associazione criminale», come la chiamano loro, che li lascia sbalorditi. Valigie piene di soldi, regali e vacanze da migliaia e migliaia di euro per piegare il Parlamento europeo alle decisioni politiche in favore del Qatar e del Marocco. Spinte per aiutare quei due Paesi anche davanti alle violazioni dei più elementari diritti umani o delle più basiche norme sulla sicurezza del lavoro nei cantieri dei mondiali.

La procura, quindi, il 9 di dicembre decide di avere abbastanza elementi per fare irruzione. Arresta Panzeri in Belgio e chiede lo stesso provvedimento per la moglie e la figlia (ai domiciliari a Calusco): sapevano (dicono i magistrati) che lui usava la Fight impunity come centrale di raccolta dei soldi pagati da Qatar e Marocco. Sapevano che si trattava di corruzione, non di attività da lobbista. E avevano loro stesse rapporti con quell’ambasciatore del Marocco in Polonia, Abderrahim Atmoun (non indagato), ritenuto l’anello di collegamento fra i servizi segreti marocchini e Panzeri. Per la cronaca: al momento dell’arresto nella dimora di Bruxelles gli inquirenti trovano 600 mila euro in contanti: non più i 700 mila fotografati dai servizi belgi mesi prima.

Avviene tutto negli stessi minuti. Mentre Panzeri viene portato via, gli agenti si presentano a dimora di Eva Kaili. Arrestano lei e il compagno, Francesco Giorgi. Da qualche parte, in dimora, ci sono 150 mila euro in contanti («non ne so niente, chiedete a Francesco», dirà poi nell’interrogatorio), e non è tutto. Poco prima il padre di lei era stato fermato mentre usciva da un hotel con una valigia piena di altri contanti, 600 mila euro. Lei ripete di non sapere niente di tutti quei soldi, che ne è venuta a conoscenza soltanto al momento dell’arresto. Giorgi conferma la sua versione ma la procura non vuole sentir parlare di arresti domiciliari, nemmeno in nome della sua bimba di 22 mesi.

Il 9 dicembre è stato il giorno del terremoto anche per Andrea Cozzolino che (non risulta inquisito) dopo l’arresto del suo collaboratore decide di autosospendersi. C’è poi Marc Tarabella. Italo-belga, europarlamentare di S&D, vicepresidente della delegazione per i rapporti con la Penisola arabica: dimora perquisita e nessun’altra notizia sul suo conto. Nuvole ben più nere, invece, per Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale dell’ong No peace without justice che condivide gli uffici con la Fight impunity e che proprio ieri ha ricevuto un no agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Venti giorni così, di linea dura e di nessuna concessione. Nel nome dell’Europa.

28 dicembre 2022 (modifica il 28 dicembre 2022 | 07:43)

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